Un'ombrina all'alba: racconto di pesca a surfcasting

Publicato : 05/05/2019 23:12:09
Categorie : Blog

Ho il piacere di condividere con voi una bellissima esperienza di pesca. Circa un mese fa io e mia moglie decidiamo di passare qualche giorno di mare per il ponte del 25 aprile. Prenotiamo presso un camping sul mare al confine tra Lazio e Toscana. Arriviamo di giovedì. Preso possesso del bungalow ci armiamo di asciugamani e ce ne andiamo in spiaggia. Lì noto subito alcuni pescatori e, tra un gioco e l’altro, con le mie figlie cerco di capire se stia uscendo qualche pesce.  Purtroppo non ho esca con me per cui non posso provare devo attendere il giorno dopo. Scherzo del destino: venerdì comincia a piovere non mi resta che aspettare. Non demordo: poco prima di pranzo vado a comprare un po’ di “vermaglia”.  Ironia della sorte, non c’è arenicola; per via delle festività pasquali il negozio non ne ha ricevuta a sufficienza, così mi accontento di americano e bibi. Dopo pranzo finalmente smette di piovere, e decido di provare a fare un tentativo. Recato in spiaggia cerco di trovare un posto che più mi aggrada l’acqua si presenta molto torbida per via della pioggia mattutina, monto 2 canne, una a 30 mt long arm dello 0,24 e bibi e la seconda sempre long-arm stesso diametro e americano sulla lunga distanza... passo un paio d’ore in riva al mare senza avvertire nessuna tocca.  Decido di smontare con la speranza di provare il giorno dopo. Sabato si presenta con un sole splendente e cielo completamente sgombero da nuvole. Mi libero subito pranzo, questa volta però scendo in spiaggia con un’arma in più. La tanto agognata arenicola. Oggi sono stato anticipato da molti pescatori, quindi la scelta della postazione si fa difficile. Trovo una punta di spiaggia con un frangente che ritengo posso raggiungere tranquillamente. Mi posiziono con tre canne e cerco di far ruotare le esche con diverse montature. Anche questa volta non si vede una tocca. Mi viene un’illuminazione: provo ad aumentare il piombo di una canna e monto un 175 grammi, minitrave e bracciolo del 24 esca un filo di arenicola e sparo fuori più che posso.  Supero il frangente. Metto in tiro e posiziono la canna nel picchetto. Non attendo moltissimo infatti il cimino si muove quel tanto che basta a farmi capire che all’altro capo del filo c’è qualcosa, ferro e finalmente una mormora si è fatta viva... felice per aver individuato il possibile pascolo re-innesco e lancio di nuovo... nel frattempo ricevo la visita di mia figlia che alla vista del pesciotto decide di rimanere con me sfidando il sole cocente.  Provo anche ad insegnargli come si lancia ma è ancora troppo piccola,però si diverte a recuperare. La pescata termina con un bottino di 3 mormore. Non resta che tentare un’ultima chance. Sono indeciso se fare la notte o l’albeggio. Dopo aver controllato le previsioni mi convinco di tentare la fortuna all’alba, vista l’assenza di vento e un discreto moto ondoso. Metto la sveglia alle 5:30 ma puntualmente viene ignorata dal sottoscritto. Mi alzo alle 6. Dopo un bel caffè mi dirigo in spiaggia. Non faccio in tempo ad arrivare che rimango ammaliato dallo splendore dell’alba che ha sempre il suo fascino. Fa freddo. Fa proprio tanto freddo e non me lo aspettavo, ma è il prezzo da pagare se si vuole provare a catturare qualcosa. Devo dire che non sono solo: allamia destra c’è un pescatore a circa 70 mt già in pesca. Solito sguardo, cerco di seguire il mio istinto. A 20/30 mt vedo il frangente creare una bella schiumata decido di metterci un bel americano. Piombo 150 gr bracciolo di circa 2 mt del 28 e americano intero; faccio un lancio sopra la testa e piazzo l’esca proprio dove volevo. Metto in tiro e mi accingo a preparare la seconda canna. Non passa molto e vedo una bella tocca... sincera. Seguita poi da tocche più leggere e di nuovo in piega importante; capisco che il pesce c’è e metto in leggera tensione. Ferro! Sento un enorme peso che si anima via via che si avvicina alla risacca, e qui viene il bello. Solo e con le gambe tremolanti cerco di salpare il pesce sfruttando l’onda. Niente da fare, sembra un’impresa ardua... faccio qualche passo laterale e provo di nuovo. Prima onda, seconda onda, terza onda, finalmente riesco a portare a riva una splendida ombrina. Pesce frutto di tenacia e istinto, e anche di fortuna. Contento e soddisfatto di aver concluso un combattimento con una preda degna di nota. Per la cronaca era lunga 64 cm per un peso di 2,880kg, record personale. Praticando una tecnica che richiede tanto sacrificio e tempo, soprattutto sottratto alla famiglia, la cattura di questa ombrina ripaga un po’ ma, più che altro, mi aggrada il fatto di averci provato e aver seguito il mio istinto. Questo  mi rende ancor più orgoglioso.

Gianluca Rocca 

Gianluca Rocca

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