Pescare le Palamite: spinning e light jigging
C'è una pesca molto divertente che può essere messa in pratica tutto l'anno e che può farci prendere belle palamite. Questa tecnica è un misto fra spinning e light jigging, vale a dire praticata con esche artificiali di piccole dimensioni in lega metallica
Se si parla di pesca alle palamite, forse la primavera è la stagione al top.
In attesa che il caldo estivo accompagni l'accostata di tante specie di Tunnidi che possano farci divertire pescando a traina o a jigging, ci possono comunque essere le condizioni per divertirsi con un pesce tutto sommato molto simile a un piccolo tunnide di branco e che, proprio per la sua somiglianza morfologica, è considerato da molti un parente stretto del tombarello e dell'alletterato;
in realtà non è così perché la palamita è uno sgombride, ha un corpo più affilato, a sezione ovale, ed è provvista di una dentatura decisamente più importante, disposta su una bocca più grande. Al di là delle differenze morfologiche, però, questa specie si accomuna ai Tunnidi per il comportamento, infatti caccia in branco, nutrendosi di minutaglia e pesce azzurro. Spesso dà origine a cacciate in superficie e, di conseguenza, a battute di pesca per noi molto divertenti.
Dicevamo così che, prima che arrivino tombarelli e alletterati (presenti in genere a poche miglia dalla costa da agosto a dicembre), saranno le palamite a regalare pescate molto belle ed emozionanti a chi ama il light jigging.
In questo articolo tecnico descriveremo una variante tecnica particolare e racconteremo le intense emozioni, di pura adrenalina, che questo modo di fare light jigging sa far provare a chiunque sia appassionato di pesca.
A pesca sulle mangianze: piccole mangianze da spinning in mare
Come spesso capita nella pesca a spinning o a light jigging, anche in questo caso la presenza di noi pescatori andrà a fare il paio con quella dei gabbiani che, dall'alto, avranno modo di sapere prima di noi se qualche cacciata si sta producendo, vicino alla superficie dell'acqua. E saranno proprio i gabbiani, con il loro volo, ad indicarci la presenza di mangianze in zona, fino a diventare per noi dei veri e propri segnali da seguire.
Inseguimenti continui
In questa stagione capita molto di rado che le cacciate dei predatori possano dare luogo ai cosiddetti palloni, le grandi mangianze in superficie.
Anche se le acciughe e le sardine sono incontestabilmente molto meno rispetto a quante non fossero poche decine di anni fa (basta notare la minore reperibilità nelle pescherie per accorgersene) il motivo per cui difficilmente si creano grandi mangianze è che le palamite e i lanzardi (altra specie non solo “estiva”) hanno maggiori difficoltà dei tunnidi a raccogliere i pesci azzurri in una sola grande mangianza, il cosiddetto “pallone”;
ci capiterà così nel 99% dei casi di ritrovarci in zone di mare in cui le cacciate in superficie sono effimere, anche violente se vogliamo ma non concentrate in un punto preciso per più tempo di qualche decina di secondi. Le palamite inseguono i pesci azzurri, li assaltano creando squarci nel branco che si apre, si ricompone e fugge. La nostra pesca dunque dovrà basarsi su un'attenta lettura dell'andamento del branco sotto la superficie.
Canne e mulinelli per pescare le palamite a spinning
Chiarito che la regola della base di una battuta di pesca per dare la caccia alle palamite sarà di seguirle il più possibile con spostamenti rapidi della nostra imbarcazione, adesso vediamo che cosa ci può occorrere per praticare una pesca particolarmente redditizia, a metà strada fra il light jigging e lo spinning, dunque sempre usando un'esca artificiale metallica di calibro piccolo o medio.
Ci serviamo di una canna telescopica di buone dimensioni, fra i 3,5 e i 4,5 metri e piuttosto rigida.
Si possono usare canne ad innesti da spinning purché siano abbastanza lunghe, per facilitale il lancio. La scelta migliore è la canna Total Spinning di PescaFishingShop.com, una canna da spinning particolarmente efficace sulle mangianze con piccoli artificiali. Acquistala ora perché costa poco ed è ottima, anche considerati gli anelli Fuji che monta.
Questo assetto permette anche di usare una lenza in bobina in fluorocarbon dello 0,26-0,24 millimetri, dunque decisamente sottile. Leggendo questo articolo forse qualcuno sarà rimasto sorpreso nel vedere menzionati fluorocarbon dello 0,26 e 0,24 millimetri. Ebbene questi diametri di lenza spesso fanno la differenza in termini di catture rispetto a fili nell'ordine dello 0,32-0,35, usati da molti angler. Ricordiamoci che un jig montato con ancoretta o amo singolo in coda difficilmente porterà i denti della palamita a contatto con il filo. Nel caso in cui, comunque, ci accorgessimo che il filo è segnato nei pressi dell'artificiale, non esitiamo ad accorciare il finale e a rifare il nodo.
Contatto diretto
Il monofilo da 0,26-0,24 millimetri in fluorocarbon che abbiamo menzionato tuttavia non costituirà tutta la lenza che si usa per pescare, ma soltanto il terminale che dovrà misurare un paio di metri. In bobina consigliamo di utilizzare un multifibra dello 0,14 mm circa, filo privo di elasticità che ci garantirà un contatto diretto con la preda e il massimo dell'emozione durante i recuperi. In alternativa si può usare un più economico nylon di diametro 0,30.
Nel caso optassimo per il monofilio indirizziamoci su un modello con allungamento contenuto e di colore che tenda al trasparente. Il mulinello sarà un affidabile taglia 5.000-7.000.
Il collegamento tra lenza madre e terminale potrà essere fatto o con un nodo di congiunzione, tipo un doppio uni o un nodo di sangue ben eseguito, oppure tramite una girella piuttosto piccola ma dal carico di rottura di almeno otto-nove chili (anche se più spesso ritroveremo un valore indicativo in libbre, venti andranno bene).
Per il collegamento dell'artificiale niente è meglio di un nodo affidabile de vogliamo ridurre al minimo i garbugli. A chi preferisce la comodità di un moschettone per la sostituzione dell'esca in pesca possiamo consigliare moschettoni da spinning da almeno 20 libbre, oppure girelline con cuscinetto a sfere dotate di moschettone, o ancora meno usuali moschettoni senza nodo che mantengono inalterato il carico di rottura della lenza del terminale.
Per quanto riguarda la scelta dell'esca, impiegheremo piccoli jig, meglio se a baricentro posteriore, ideali per la pesca a casting e comunque per il montaggio con ancoretta. Va da sé che quest'ultima dovrà essere di dimensioni proporzionate e di buona qualità, per non corrodersi letteralmente dopo pochi usi e non aprirsi consentendo al pesce di liberarsi subito dopo la ferrata. Le grammature in genere andranno dai 18 ai 60 grammi, da scegliere secondo le necessità di pesca in profondità, ma anche secondo la taglia del pesce foraggio presente in zona.
Pesca in mare: attenzione continua per avvistare le mangianze
L'azione di pesca si svolge per lo più a vista, individuando le aree di pesca che possono portarci buone catture seguendo i gabbiani e osservando con attenzione eventuali schizzi in superficie. È indubbio che in questo senso una giornata di mare calmo, o quasi, ci possa favorire parecchio.
Dovremo raggiungere la zona delle mangianze senza passarci sopra con la barca e immediatamente lanciare sugli sguazzi... quando ovviamente questo è possibile.
Molto spesso capita che i pesci compaiano con uno sguazzo sporadico per sparire per qualche minuto, in questa fase è opportuno pescare a light jigging, senza lanciare più di tanto, limitandosi a calare l'artificiale in favore di scarroccio, facendolo scendere anche a 20 – 30 metri, seguendo eventuali indicazioni dell'ecoscandaglio che sarà chiamato a darci informazioni utili soltanto in queste fasi di pesca.
Il recupero
Ogni allamata sarà una sfida avvincente. Alla prima partenza del pesce sarà di sicuro una scarica di adrenalina, e sarà proprio da questi momenti che potremo comprendere se la palamita sarà di taglia media (cioè fra otto etti e un paio di chili), se sarà grossa (fino a 8 chili) o se sarà un piccolo pesce o un lanzardo (specie di sgombro che a volte caccia insieme alle palamite).
La frizione avrà sempre un ruolo fondamentale e dovrà essere stata tarata in modo corretto (per portare a rottura un nylon dello 0,16 - 0,18 ma non di più) prima dello strike perché in caso contrario, cioè se sarà troppo chiusa, il pesce strapperà tutto, andando via con il nostro artificiale... un problema per noi e soprattutto per lui.
Ricordiamoci che se davvero vogliamo essere sportivi è meglio praticare il catch and releasecatch and release, salpando a bordo e slamando delicatamente una palamita prima di ributtarla in acqua, piuttosto che pescare con fili ultrasottili e lasciar vagare per il mare pesci che hanno jig appesi alla bocca.
La pesca delle palamite fra spinning e light jigging
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