Pesca di Grongo e Murena a rockfishing – Pesca Fishing Shop
Ci sono pescatori che non amano prendere gronghi e murene e, magari, le considerano un po’ come un disturbo all’azione di pesca e poco interessanti in canna.
Ciascuno è libero di pensarla come crede, ci mancherebbe, però prima di abbracciare queste tesi bisognerebbe tenere conto delle attrezzature che si utilizzano per prendere un certo tipo di pesce: facile dire, insomma, che una murena di 3 chili tira poco... se montiamo in bobina un trecciato con carico di rottura di 18-20 chili mentre per una spigola di pari peso spesso si combatte con un fluorocarbon dello 0,23!
Chiarito, almeno speriamo, questo concetto e in omaggio allo stesso, non ci vergogniamo di affermare che gronghi e murene sono divertenti, perché ci obbligano a ferrate rapide e si difendono in modo deciso, costringendoci a volte a cedere frizione dopo che le abbiamo recuperate quasi a pelo d’acqua, con la suspence che si prolunga fino al momento di tirare il pesce all’asciutto.
La pesca del grongo e della murena a rockfishing. Consigli utili su canne, mulinelli, lenze, ami inneschi. Quello che serve per pescare da terra – PescaFishingShop.com
Rockfishing : pescare grongo e murena
Se gronghi e murene sono l’obiettivo della nostra battuta, non potremo lasciare al caso la scelta della postazione di pesca.
Sei sicuro di sapere proprio tutto?
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Ci sono caratteristiche fondamentali dalle quali non si può prescindere e situazioni ben determinate che ci permetteranno di trasformare le sporadiche catture in appuntamenti fissi sui quali contare.
Un elemento importante è sicuramente la profondità dell’acqua a portata di lancio: perché se è vero che non c’è nulla di strano nel prendere un grongo dalla spiaggia, è altrettanto noto che all’aumentare della profondità crescono le possibilità di allamare e, al tempo stesso, le probabilità che i nostri avversari siano grandi e forzuti.
Per fare un esempio, pensiamo ai grossi gronghi che gli appassionati dei moli portuali (dunque acqua fonda) riescono a raffiare appena il sole tramonta.
Conoscere lo spot
Dobbiamo considerare anche un altro elemento che, come vedremo, influisce in modo diverso a seconda del tipo di preda. Stiamo facendo riferimento al tipo di fondale, più o meno scosceso, composto da roccia schietta oppure mista a sabbia e posidonia. Senza volerci dilungare troppo su questo argomento, che è comunque molto importante, vogliamo ricordare a tutti che la conoscenza dello spot di pesca è importante perché ci permette di fare qualche previsione azzeccata e, quindi, di organizzare la migliore strategia di pesca caso per caso. Gronghi e murene vivono in ambienti diversi. Vale a dire che se il Conger conger (nome scientifico del grongo) può essere catturato sia su fondali interamente sabbiosi sia misti, la murena è un abitante stabile degli anfratti rocciosi, dai quali attende con le fauci socchiuse il passaggio di qualche mollusco o di pesci in difficoltà.
Diverso è anche il “carattere” dei due predatori, perché mentre il grongo è un “gran marciatore”, uno che ogni notte copre grandi distanze in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti, la murena è l’esempio più classico di quello che viene definito “cacciatore stanziale”.
Proprio in ragione di tutto quello che abbiamo scritto finora, le scogliere rappresentano l’ambiente ideale per programmare battute di pesca “miste”, per puntare in modo indistinto sia ai “serpenti grigi”, i gronghi, sia a quelli viola e gialli, le murene… con l’opportunità di mettere giù una canna anche per il sarago o il praio, senza chiudere la porta a nessuno. Dunque, pescando dagli scogli, compresi quelli a due passi dalla spiaggia,le nostre possibilità di cattura saranno sempre alte per entrambe le specie di anguilliformi (questa è la “famiglia” di gronghi e murene), ma prima dobbiamo scegliere come provare a prenderle.
Impostazione tecnica
Prima di affrontare il discorso della terminalistica e delle attrezzature, cerchiamo di capire come sfruttare da un punto di vista pratico queste informazioni di base. Con il tempo e l’esperienza, arriveremo a pescare bene in modo selettivo.
Per esempio, lanciando le lenze a corto raggio in punti particolarmente scoscesi della parete, se miriamo alle murene; situazione che spesso ci obbligherà a pensare a sistemi antincaglio e a modi diversi di sistemare le canne. Se miriamo al grongo, invece, lanceremo lontano, dove l’acqua è più fonda.
E lo faremo solo dopo aver assicurato l’innesco corposo con il filo elastico, per evitare che la trazione e l’impatto con l’acqua lo rovinino, andando alla ricerca di una macchia di posidonia o dell’inizio della distesa sabbiosa.
La canna che ti consigliamo è la canna Mitica 225 di Surfitaly: una tre pezzi potente ma ad azione di punta, con il miglior rapporto tra qualità e prezzo.
Pesca a rockfishing : calamenti e inneschi
Prima di affrontare una pescata di questo tipo dobbiamo fermarci a pensare a quello che, secondo logica, ci potrebbe capitare e anche alle difficoltà più comuni alle quali potremmo andare incontro.
Non ci riferiamo a quelle della pesca in notturna, cui tutti siamo abituati e che si risolvono con un po’ di attenzione in più e l’illuminazione dove serve (sulla fronte e sulle vette delle canne), ma a problemi pratici, come gli incagli a ripetizione.
Problemi che si possono superare facilmente ma che hanno anche il potere di scoraggiare e far tornare a casa “a secco” chi non se li aspettava...
Piombi “a perdere”
La soluzione più concreta al problema degli incagli è quella di preparare terminali con piombo a perdere. Si tratta di montature che prevedono la rottura della loro parte inferiore, sacrificando così la zavorra ma a vantaggio del resto del calamento e, soprattutto, del pesce… nel carniere!
Questo accorgimento si realizza collegando la zavorra al terminale con l’aggiunta di uno spezzone di monofilo con carico di rottura inferiore.
La scelta del diametro del monofilo dovrà essere ragionata: ci servirà un nylon che ci permetta di lanciare zavorre fino a 150 grammi ma che si rompa appena ne avremo bisogno.
Per questo sarà saggio avere sottomano almeno due bobine di lenza da usare sul momento per costruire gli spezzoni. Useremo uno 0,28 in tutti i casi in cui vorremo portare le esche a distanze medio-basse, e comunque con piombi che non superano i 100 grammi.
Oltre questo valore useremo uno 0,38 millimetri, lenza che sopporta anche lanci sostenuti con i piombi da 1 etto e gittate più che dignitose con zavorre di stazza superiore. In quest’ultimo caso il compito del piombo non sarà tanto di portare le esche più lontano quanto quello di tenere ben fermo sul fondo il complesso pescante.
L’idea di ricorrere a questi piombi è efficace quando un poco di onda lunga disturba l’azione di pesca e non ci permettere altrimenti di tenere in tensione la lenza.
Comunque, dobbiamo dire che la pesca ai serpentiformi va fatta soprattutto con mare calmo, per lavorare meglio, catturare di più ed evitare che la battuta si trasformi in una “strage” di lenze.
Il pescatore esperto organizza la minuteria in modo efficiente, preparando molte lenze di scorta e sistemando in diversi scomparti piombi e girelle. La pesca in notturna, lo sappiamo bene, non è semplice e gli incagli a ripetizione possono scoraggiare ma... è il prezzo da pagare.
Calamenti da gronghi
Le montature più ricorrenti in questo specifico tipo di pesca sono provviste di un solo bracciolo e di un supporto scorrevole che porta il piombo. Come accennato, la zavorra è collegata a uno spezzone di monofilo che serve da anti-incaglio. Un tipo di terminale molto usato prevede il collegamento a una pipetta (bacchetta in plastica, dritta o curva) dentro la quale scorre la lenza madre. Una soluzione scorrevole di questo tipo permette di vedere al meglio le abboccate, soprattutto con mare piatto. Sotto la pipetta va legata una girella con moschettone che porterà un bracciolo così composto: 15 centimetri di nylon 0,45- 0,50 e 20 centimetri di cavetto d’acciaio da 30 libbre. Un amo beack di qualità del 2/0 farà il suo dovere al meglio. A chi tra i nostri lettori sta pensando che montando le pipette rischieremo di perdere diverse bacchette di plastica a ogni uscita proponiamo una versione semplificata ed “economica” del terminale in questione. In questo caso, il supporto per la zavorra sarà costituito da una semplice girella che andrà a battere su un gommino salvanodo di dimensioni generose.
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