Traina costiera alla spigola: tecnica di pesca
Traina costiera alla spigola: tecnica di pesca, assetto, fili, montature, esche artificiali e consigli pratici - Pesca Fishing Shop
In questo articolo parliamo di pesca a traina costiera alla spigola. Si tratta di una tecnica dell’universo “trolling” in cui non serve una grossa barca né tantomeno attrezzatura costosa. Chiunque abbia modo di usare un gommoncino, un gozzo o una piccola lancia vi si potrà dedicare, in qualsiasi stagione, dato che le spigole sono pesci stanziali nel sottocosta. Per averne la riprova, e per scattare qualche foto per il Blog di Pesca Fishing Shop, siamo andati a pesca a Marina di Massa e Ronchi.
Qualche parola sulla spigola
Prima di affrontare il “tema tecnico” della traina costiera alla regina, vediamo di conoscere questa bellissima specie di pesce di mare. Conosciuta in Toscana anche con il nome di “ragno”, la spigola è uno dei pesci che più di altri sono apprezzati e quindi richiesti in cucina. Il Dicentrarcus labrax, questo il suo nome scientifico, appartiene alla famiglia dei Serranidi e ha notevoli caratteristiche eurialine: il termine vuol dire che so trova bene sia negli ambienti salmastri (foci e lagune) sia in mare. Il suo corpo è piuttosto slanciato, lievemente compresso lateralmente. La bocca è grande e munita di un’infinità di denti che, però, sono molto piccoli e non possono recidere il nylon. La livrea è argentata sui fianchi, tendente al bianco sul ventre e al nero-verdastro sul dorso. Può raggiungere una lunghezza di ben 1,20 metri per 15 chili di peso, anche se per le pescate di tutti i giorni si possono considerare “grossi” tutti gli esemplari che superano i 5 chili. Allo stato giovanile la spigola ha abitudini gregarie ma diventa solitaria raggiunta la maturità.
Come pescare la spigola a traina costiera: le linee guida
Immergiamoci nella tecnica, con qualche scampolo di racconto dell’itinerario di pesca, in uno spot toscano settentrionale, per una pescata che potremmo definire di traina… molto costiera. Non rassegnatevi a una battuta di traina che ha alte probabilità di andare in bianco ma, piuttosto, quello della ricerca di un predatore che è molto buono da “passare nel forno”. Ovviamente, stiamo parlando della spigola, che proprio nei mesi freddi è più facile tentare. Il branzino (nome che si usa nel Nord Italia per definire lo stesso pesce) è una specie stanziale, ovvero che non effettua grandi migrazioni come invece fanno altre prede della traina, ma va detto che in questi mesi le probabilità di incontrarla sono maggiori rispetto al solito, visto che è proprio durante l’inverno e nelle prime settimane di primavera che si muove nell’acqua bassa cercando suoi simili per riprodursi… Questo equivale a dire più pesci e, spesso, anche belli grossi! Per questo la nostra azione di pesca dovrà essere impostata pilotando l’imbarcazione accanto e parallelamente alle dighe, nel caso di barriere frangiflutti emerse, e portando le esche molto vicino al fondo nel caso dei pennelli sommersi. Più avanti ci renderemo conto che questo comporta alcune difficoltà pratiche ma, per ora, concentriamoci sulle attrezzature.
Leggerezza innanzitutto
Se è vero che stiamo pur sempre parlando di traina, è anche vero che non possiamo ricorrere alle attrezzature che usiamo più spesso in altri periodi dell’anno per insidiare palamite o alletterati. “L’armamentario” per le spigole devono essere di libbraggio più contenuto, portando al massimo il concetto di ultraleggero. Su Pesca FIshing Shop puoi trovare sottocategorie specifiche che ti aiutino a confrontare le canne e i mulinelli da traina. Nulla vieterebbe di usare canne e mulinelli da 12 libbre, ma va detto che con attrezzi di questo tipo il divertimento del recupero verrebbe mortificato, e di peggio potrebbe dirsi riguardo ai fili: difficile allamare le spigole trainando con un finale dello 0,50 e, nel caso questo avvenisse, il pesce potrebbe essere tirato a bordo senza rischi... perciò con un divertimento minimo! Le canne che servono sono invece dei “fioretti” da 1,8 metri circa, per un’azione da 6-8 libbre. Il filo in bobina deve essere dello 0,35, misura che può salire fino a un massimo dello 0,40, se siamo consapevoli che non lo cambieremo spesso durante diversi anni di uscite a pesca (un comportamento che, comunque, non può essere lodato). Per il mulinello, scegliamo un piccolo tamburo rotante. Per l’insieme che abbiamo appena elencato c’è modo di spendere anche solo 70-80 euro, un costo che potremmo definire basic nell’universo dei prodotti per la traina. Ovviamente a seconda delle marche e, soprattutto, della qualità dei prodotti il prezzo può salire a dismisura... ma questo dipende sostanzialmente dalle scelte di ognuno.
Esche artificiali e montature
L’esca di rigore per tentare il serranide è sicuramente il minnow, in tutte le sue colorazioni ma sempre di taglia modesta; per intenderci, consigliamo caldamente pesciolini finti da 9 centimetri che, al di là di considerazioni su marche e modelli, generalmente “nuotano” bene anche a velocità di traina ridotte. Le insidie che ci hanno ripagato di più nelle uscite a pesca effettuate per realizzare questo articolo (fruttuose, pur se non eccezionali) erano di colore blu-argento, bianco-nero e bianco-giallo; in ogni caso, anche i testa rossa e gli arancio-nero piacciono. Diversamente da quanto riscontrato in altre parti d’Italia, ci è stato detto che qui le teste piombate non hanno adepti e che l’unica alternativa al minnow capace di dare qualche risultato è l’anguillina in silicone. Una cosa fondamentale che riguarda la specifica tecnica di pesca da applicare sta nel fatto che le esche non vengono quasi mai filate “libere” dietro la barca ma affondate per mezzo di un piombo a sgancio rapido. In effetti, il solo caso in cui si lasciano una o due lenze in superficie è quello in cui si stia trainando ad appena qualche metro (5-10, per intenderci) dalle scogliere frangiflutti. In questi casi capita che un pesce che si trova in caccia vicino alla roccia possa mordere anche esche a pelo d’acqua. Tutte le altre lenze, come dicevamo, vanno affondate mediante un piombo a sgancio rapido di peso compreso tra 50 e 150 grammi a seconda della profondità dell’acqua e del grado di affondamento che vogliamo dare alla lenza per distanziarla dalle altre, in modo da cercare di scongiurare quanto più possibile i garbugli. Ma quante lenze dobbiamo filare in acqua? La risposta a questa domanda è una sola: tutte quelle che possiamo! Si ritiene infatti che il minnow in questo tipo di pesca funzioni tanto da esca quanto da richiamo, nel senso che una spigola potrebbe essere attratta dal passaggio delle prime due o tre esche per poi attaccare un’insidia che le segue a qualche metro di distanza.
L’effetto “branco di pesciolini”
A confermare quanto abbiamo appena scritto, sono molti i trainasti che ritengono necessario creare un “effetto branco” con gli artificiali, in modo da invogliare anche le prede meno affamate a “dare un morso” a quella strana abbondanza di piccoli pesci. Scopriamo così che alcuni trainisti “evoluti” sanno calare fino a 8-9 lenze affondate da un semplice gozzo, distanziando a dovere le canne in barca e facendo le scelte giuste riguardo al piombo e alla quantità di lenza da rilasciare al momento in cui si cala ogni esca. Tornando alle operazioni pratiche da eseguire prima di calare le lenze, monteremo su ogni canna una girella semplice e a quest’ultima collegheremo un finale di tre metri in fluorocarbon dello 0,32, a cui sarà legato il minnow. Consigliamo di calare per prime le lenze esterne, fissando come detto i piombi a sgancio rapido a 10-15 metri dalle rispettive esche. Per queste lenze consigliamo grammature sostenute (100 o addirittura 150 grammi). Procediamo in modo analogo per le altre canne. La profondità della zona varia dai 6 metri dell’immediata fascia adiacente ai frangiflutti fino ai 12-14 metri dell’area antistante la spiaggia dei Ronchi, per cui dovremo essere bravi a cedere la quantità di lenza necessaria a far arrivare la lenza vicino al fondo ma senza mai farlo toccare dai minnow. Quando arriverà l’abboccata, la preda sarà, con molte probabilità, proprio “lei”, la spigola. Prede alternative possono essere sugarelli (di peso scarso, se paragonati ai branzini) o pesci serra, più pesanti ma non ancora numerosi come in primavera inoltrata e durante l’estate. Una volta che avremo portato il pesce al guadino, probabilmente ci renderemo conto che ci sono anche un paio di altre lenze attorcigliate a quella che è andata a segno ma… fidatevi di Pesca Fishing Shop: la “strategia del branco” non offre solo vantaggi!
Assetto di pesca a traina per le spigole
L’ASSETTO DI TRAINA IDEALE per questa pesca prevede cinque lenze, tutte affondate mediante piombo a sgancio rapido. L’obiettivo è scandagliare diverse altezze tra la mezz’acqua e il fondo. In questa zona possiamo incontrare anche sacchi di sabbia.