Cavedani nelle piccole acque : la loro pesca a spinning

Tecnica e precisione sono i requisiti fondamentali per insidiare a spinning il cavedano nelle piccole acque.

L’impresa poi diventa più difficoltosa quando gli ambienti in questione sono poco profondi, con una portata moderata e per giunta con l’acqua limpida.

Andremo infatti a cercare i cavedani in corsi d’acqua secondari: le cosiddette "piccole acque" come rogge, risorgive e piccoli canali dove ci sono le migliori condizioni per effettuare uno spinning leggero, con piccole esche artificiali.

 Cavedano-pesca-spinning-minnow

Sebbene in molti fiumi di portata, soprattutto del nord Italia, questo magnifico ciprinide abbia fortemente ridotto la sua presenza, sia per la peggiorativa qualità dell’acqua che per l’invasione di specie come aspio e siluro, il cavedano trova ancora la propria roccaforte in corsi d’acqua secondari come rogge, risorgive e piccoli canali in cui gode delle condizioni che gli sono favorevoli per sopravvivere.

Stiamo parlando di habitat diffusi negli areali pedemontani, nelle zone collinari e in pianura. In queste piccole acque l’habitat mantiene ancora caratteristiche di qualità tali da determinare la sopravvivenza stanziale e la riproduzione del cavedano.

La pesca a spinning dei cavedani nelle piccole acque. Risorgive, rogge e piccoli canali per andare a pesca del cavedano con canna e mulinello – PescaFishingShop.com

Ricerche mirate

Colpa forse della sua rarefazione nei principali areali fluviali, il cavedano viene sempre meno preso in considerazione dai lanciatori a spinning che preferiscono dirottare le loro attenzioni su specie più pregiate e combattive, prime fra tutte trote e bass.

È sempre più raro trovare uno spinner che dedica un’intera uscita di pesca solamente all’astuto ciprinide, piuttosto questo è oggetto di cattura casuale pescando altre specie in quegli stessi ambienti comunque popolati anche dal cavedano.

Infatti, le odierne attrezzature ed esche ci mettono costantemente nelle condizioni di agganciare tutto ciò che nuota sotto la superficie e che abbia comportamenti predatori; stiamo naturalmente parlando di situazioni che si verificano impiegando principalmente artificiali di reazione e non certo esche siliconiche che col cavedano hanno una resa piuttosto scarsa.

Va però ricercata a priori la motivazione che ci possa spingere ad impostare una singola uscita di pesca al cavedano, pur tenendo in considerazione la possibilità di agganciare altri predatori che magari condividono lo stesso ambiente; a chi non è mai accaduto, anche una sola volta, di uscire a pesca con l’intenzione di catturare magari delle trote e poi aver preso altre specie, o viceversa?

Questo fa parte dell’imprevedibilità della pesca, proprio uno degli aspetti che rendono così affascinante questo passatempo.

L’unica valida motivazione che mi viene da esternare per pescare in modo mirato il cavedano, è di metterci alla prova per trovare il modo di ingannare con l’esca artificiale uno dei pesci più diffidenti da catturare a spinning.

Se questo motivo può essere sufficiente, iniziamo ad armarci di pazienza perché...

più di qualunque altro pesce il cavedano è una specie da studiare nel proprio habitat per comprenderne comportamenti e abitudini.

 cavedano

canne-pesca-spinning

Lo spot ai raggi X

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In questo articolo dettagliato, adesso parliamo di dove travare i cavedani.

Come per le altre specie, anche col cavedano è importante studiare l’ambiente e gli spot dove lanciare i nostri artificiali.

Pescando in habitat poco dispersivi e con acqua limpida, abbiamo due possibilità: la prima è di scrutare accuratamente il corso d’acqua cercando a vista le sagome dei cavedani in caccia appena sotto la superficie, situazione che riscontriamo facilmente dalla primavera inoltrata sino al primo periodo autunnale quando le temperature miti o elevate spingono il ciprinide ad alimentarsi sui livelli più superficiali.

La seconda soluzione, semplicemente, è di lanciare l’esca senza essere attivati dal contatto visivo col pesce ma, bensì, valutando a priori gli spot che ci sembrano migliori per portare a compimento l’azione di pesca.


Spinning al cavedano: zone dove pescare

L’individuazione di questi ultimi, in corsi d’acqua minori, è decisamente più semplice e quasi sempre a tiro di lancio; anche per il cavedano, così come per altri predatori, valgono regole universali che si affermano con l’incremento della taglia. Se da giovane preferisce una vita gregaria, anche in branchi formati da numerosi esemplari, con l’accrescimento e il raggiungimento di dimensioni più importanti tende a isolarsi e condurre un’esistenza solitaria, divenendo più territoriale (anche se non è raro trovarlo in gruppetti di 3 o 4 capi tutti però di buona pezzatura) e incrementando la sua dieta ittiofaga. Nei piccoli corsi d’acqua e nelle risorgive, zone in cui la profondità difficilmente oltrepassa i due metri, i cavedani possono compiere lunghi spostamenti alla ricerca di alimento ma tendenzialmente li troveremo più concentrati in prossimità degli ostacoli naturali. I primi spot da tenere sotto controllo sono le rive che evidenziano una batimetrica più accentuata dove, eventualmente, la vegetazione alla sponda crea un ombrello naturale che, oltre ad offrire riparo e un sicuro nascondiglio, crea perfette zone d’ombra dove il pesce può mimetizzarsi alla grande. La stessa cosa vale se riscontriamo la presenza di radici ramificate oppure fusti alberati adagiati sulla superficie dell’acqua in posizione semi affiorante, dove si creano delle nicchie nascoste e soprattutto punti di concentrazione dei piccoli pesci foraggio che il ciprinide può predare. Altrettanto buoni sono i salti del fondale, siano essi scalini o avvallamenti, che determinano per i pesci più grossi posizioni di vantaggio così come la presenza di massi rocciosi o altri ostacoli sul fondo che il pesce sfrutta sempre a suo vantaggio per nascondersi.

Spinning_cavedano_light_fiumeSalti d’acqua

Non è improbabile trovare, lungo il corso di questi piccoli canali, anche salti d’acqua quasi sempre creati artificialmente in cui l’accelerazione del flusso di corrente e la caduta creano un vivace movimento portando l’acqua a mescolarsi e dando vita a quella tipica schiuma di bollicine che incrementano il tasso di ossigenazione. Mai come in piena estate, con l’innalzamento della temperatura, questo spot può rendere meglio garantendo sempre la presenza del nostro ciprinide. Una tipica caratteristica delle risorgive e di manifestare in acqua una vegetazione sufficientemente diffusa, o localizzata a “macchie”, in cui lunghi filamenti erbosi ben saldi al fondale seguono il flusso della corrente con un dolce movimento ondulatorio. È abitudine del cavedano, soprattutto dove lo profondità è molto ridotta con una buona trasparenza dell’acqua, nascondersi sotto ai filamenti vegetali per uscire allo scoperto solamente quando deve ghermire delle prede. Gli ultimi spot da cavedano, per altro anche i migliori, sono le zone riparate dai ponti o da altri generi di strutture o manufatti sospesi dove possiamo trovare con quasi assoluta certezza le maggiori concentrazioni di questi ciprinidi.

Come pescare in acque poco profonde

L’approccio a questi ambienti comporta purtroppo delle difficoltà oggettive, infatti, con acque tendenzialmente poco profonde e un’accentuata trasparenza, l’avvicinamento allo spot diventa determinante per non farci vedere o sentire dal pesce che già di natura è dotato di una sensibile percezione.

Fin tanto che il cavedano caccia negli strati d’acqua più vicini al fondale le opportunità di avvicinamento sono facilitate purché sia contenuto anche il rumore mentre camminiamo lungo la sponda, ma se notiamo che l’attività del pesce è comunque concentrata in superficie è già scontato che il 95% del nostro risultato dipenderà dalla modalità e silenziosità di avvicinamento allo spot.

Se sarai cauto... se non ti farai vedere dal pesce... avrai molte più opportunità!

In base alla posizione che ci verrà concessa a riva (quanto più alta è la sponda rispetto all’acqua tanto più facilmente possiamo essere visti dal pesce, e al contrario più siamo vicini al livello dell’acqua più difficilmente il cavedano potrà vederci, perché diminuisce drasticamente il suo angolo di visuale) dovremo portare a compimento i lanci con grande precisione e soprattutto senza far impattare violentemente l’esca in acqua poiché questo è un pesce estremamente suscettibile al rumore.

Una serie di cose giuste che vanno fatte

Non esiste una “ricetta” precisa in grado di garantirci automaticamente la cattura ma, osservando meticolosamente un’impostazione mirata e una particolare attenzione ai dettagli, possiamo senza dubbio avere molte più chance di andare a segno “sul pesce”. Infatti, trovando una posizione dalla sponda piuttosto ravvicinata allo spot, l’errore da non fare assolutamente è di esibirci in lanci caratterizzati da sbracciate che faciliterebbero solamente la nostra individuazione da parte del pesce.

Pertanto imposteremo lanci esclusivamente con proiezioni rapide e molto “pulite”, appoggiando letteralmente l’artificiale sulla superficie dell’acqua per poi farlo entrare in pesca con un recupero moderato.

Attenzione, se ci troviamo da una posizione sopraelevata rispetto al livello dell’acqua, la vetta della canna andrà puntata verso il basso per permettere all’esca di attivarsi immediatamente col movimento raggiungendo la sua profondità di lavoro, contrariamente in presenza di una sponda sullo stesso livello dell’acqua, o indicativamente vicina, il recupero andrà portato a termine normalmente o con la canna alzata, qualora l’esca sia da guidare tra l’eventuale vegetazione.

Un trucco per prenderli? Fare centro da lontano!

Un sistema infallibile che ci pone nelle condizioni di non essere visti dal pesce in caccia è di eseguire, a debita distanza, lunghi lanci direttamente sugli spot; da posizioni preferibilmente agevoli, l’esca andrà proiettata lungo il corso d’acqua cercando di essere più precisi possibili (e non sarà facile) per arrivare sulla zona potenziale al primo tentativo.

Considerato che utilizzeremo dei minnow piuttosto leggeri, una funzione importante sarà riservata alla canna che dovrà presentare la giusta elasticità per sfruttare la massima spinta nel lancio senza costringerci ad eccedere nella forza impartita sulla frustata.

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Pesca al cavedano: la scelta del minnow

Prendendo in esame il solo impiego dei piccoli pesci esca, più versatili e attivamente efficaci per il cavedano, la scelta si limiterà drasticamente a modelli minuti con dimensioni da 2,5 ad un massimo di 5 o 6 centimetri.

Questo non perché il ciprinide non possa attaccare anche artificiali di misura più grande, ma semplicemente per meglio gestirli nelle condizioni ambientali che ci accingiamo ad affrontare e per avere un più amplio ventaglio di occasioni anche con prede di taglia non propriamente interessante. 

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Floating e suspending

Innanzi tutto la scelta ricadrà, per logica, su modelli galleggianti o eventualmente suspending nel caso in cui la profondità si estenda oltre il metro e mezzo, arrivando addirittura a selezionare qualche variante affondante in tratti con corrente più accentuata o in presenza di buche dove riscontriamo la necessità di avere un rapito affondamento dell’artificiale per entrare altrettanto velocemente in pesca.

Sebbene nella scelta delle livree degli artificiali siano preferibili colori più attinenti a quanto presente in natura come alborelle, triotti o piccoli cavedani addirittura (pigmentazioni con fondo principalmente dorato o argentato a cui vengono abbinate varianti del dorso e del ventre con tonalità che variano da nero, al marrone o ancora al verde), è sempre più determinante il movimento che genera l’esca poiché stimola i percettori del predatore che la può o meno associare ad un vero pesciolino.

Dunque, l’aspetto più importante è legato alla forma dell’artificiale e al recupero che riusciamo ad impartirgli, elementi che vanno combinati tra di loro in base alle condizioni di pesca che abbiamo preventivamente analizzato.

Anche in questo caso non esistono delle regole ferree ma suggerimenti, dettati a loro volta da numerosissimi tentativi ed esperienze accumulate.

Per fare un esempio, i minnow col corpo allungato e assottigliato, dunque più idrodinamici, rendono meglio dove l’acqua defluisce più lentamente adattandosi a immediati e repentini recuperi per raggiungere in fretta la profondità di pesca dove ne rallenteremo successivamente l’azione, oppure possono essere lanciati verso la sponda opposta e recuperati trasversalmente al flusso della corrente dove la spinta dell’acqua li rende meno soggetti alla naturale deriva per effetto della superficie del fianco molto ridotta in altezza.

I piccoli e tozzi

Se invece impieghiamo pesciolini col corpo più tozzo e meno allungati in estensione, riscontreremo una maggiore frenesia nel nuoto con un’altrettanta emissione di vibrazioni.

Questi modelli manifestano un’ottima resa anche quando il movimento dell’acqua è più accentuato, inoltre riescono a mantenere un minimo movimento di nuoto addirittura a bassissime velocità di recupero ideali quando il pesce è apatico o particolarmente diffidente nei recuperi continuativi a velocità sostenuta.

Fino ad ora abbiamo sempre e solo parlato di minnow intesi nei modelli più tradizionali, vale a dire dotati della paletta di affondamento, ma a ragion veduta la scelta potrebbe essere estesa anche alle versione senza paletta per le quali però potremo limitatamente sfruttare la loro capacità di movimento in caduta; infatti in zone poco profonde saremo costretti ad impartire all’artificiale un avanzamento piuttosto rapido per farlo risalire in superficie prima di attivarne il proprio movimento generato durante la caduta.

Conviene infatti selezionare modelli scarsamente zavorrati da utilizzare piuttosto con recuperi irregolari a strappi e rilasci, in maniera che l’artificiale sia costretto a compiere un percorso di avanzamento a zig-zag che potrebbe essere ipoteticamente scambiato per un piccolo pesciolino in difficoltà.

Questione di filo

Quante volte, sentendo parlare di pesca al cavedano e non solo nello spinning, ci è capitato di ascoltare convergenti opinioni sul diametro del filo che ci riconducono a prenderlo seriamente in considerazione se vogliamo avere tutte le carte in regola per insidiare con successo il ciprinide.

A riguardo di questo è giusto fare un po’ di chiarezza, evidenziando subito che nello spinning il diametro del filo influisce fino ad un certo punto. Se l’argomento fosse “la pesca del cavedano con le esche artificiali in lago” non ci sarebbero dubbi, e in condizioni ambientali come i bacini lacustri dove il pesce ha tutto il tempo di osservare dettagliatamente l’artificiale e cosa lo tiene legato al mulinello è fondamentale la scelta di adottare una lenza sottile.

Nei corsi d’acqua però, dove i recuperi sono cadenzati da tempi piuttosto stretti per gli spazi ridotti e tutta l’azione di svolge in velocità, il pesce ha davvero poco tempo per osservare con attenzione l’insidia.

Lui deve decidere in fretta se attaccarla oppure no, e ancor prima della lenza osserverà il movimento dell’artificiale e questo determinerà soprattutto l’attacco da parte del pesce.

Però non è mai sbagliato essere cautelativi: scegliere di utilizzare un nylon molto sottile significa certamente correre più rischi per l’integrità stessa del filo ma allo stesso tempo toglierci qualunque dubbio sul fatto che il cavedano possa vedere o meno la nostra lenza.

Non scendiamo però sotto lo 0,16, altrimenti dovremo tenere molto allentata la frizione utilizzando per giunta una canna ancora più elastica. Piuttosto carichiamo in bobina uno 0,22 o 0,24, impiegando un finale di 50 centimetri in fluorocarbon di pari diametro da legare con un “nodo di sangue” direttamente al nylon.


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