Fiume Savio: itinerario di pesca alle trote – Pesca Fishing Shop
Pescare sul fiume Savio: itinerario di pesca a spinning Forlì-Cesena. Trote fario e trota stellata. Consigli, periodi, licenza, trecciato, trucchi – PescaFishingShop.com
Itinerario di pesca a spinning sul fiume Savio, in provincia di Forlì - Cesena. Peschiamo in un ambiente da favola e con un regolamento che mette la tutela del pesce al primo posto. Sfruttiamo gli ultimi attimi di goduria prima della chiusura anche se... sul Savio il divertimento continua pure d’inverno!
A pesca delle mitiche “trote stellate”!
Siamo in provincia di Forlì - Cesena, immersi nel suggestivo contesto ambientale dell’Appennino tosco romagnolo, dove l’amministrazione provinciale in collaborazione con i volontari locali gestisce in maniera esemplare le acque del Savio salvaguardandone l’integrità e la qualità dei Salmonidi che ci nuotano dentro.
Qui il fiume ha le caratteristiche del classico corso d’acqua appenninico e il tratto che abbiamo battuto ha un regolamento a regime particolare: no-kill assoluto e pesca (spinning e mosca) consentita con esche artificiali armate di un solo amo e senza ardiglione. Per arrivare in questo paradiso si percorre la superstrada E 45 fino al ponte dei Frati in località San Piero in Bagno.
Da qui inizia il tratto no-kill, diviso in due zone che hanno periodi d’apertura differenti.
La prima va dal ponte dei Frati fino alla confluenza col fosso della Becca (incrocio per Arezzo a monte di Bagno di Romagna) ed è catalogata come acque di categoria C.
Qui la pesca è consentita tutto l’anno.
A monte della confluenza fino al Fosso Malagamba, invece, siamo in zona D, dove si possono bagnare le lenze dall’ultima domenica di marzo fino alla prima di ottobre. Complessivamente il tratto no-kill è lungo circa otto chilometri e mezzo. Si alternano piane a buche, cascate a correntine, in un contesto davvero unico.
Dalla statale che costeggia il fiume ci sono deversi accessi e in pochi minuti siamo subito in pesca. Nonostante i numerosi interventi eseguiti sull’alveo a seguito della messa in opera della E 45, l’ambiente che circonda il Savio è ancora integro e sprizza di bellezza soprattutto in estate e autunno.
Nella zona D siamo completamente immersi nella natura, in un ambiente selvaggio che in estate “esplode” di verde, mentre in autunno si colora con tinte più calde come il giallo e l’ocra.
Un vero spettacolo!
Rispetto alla zona D dove appunto la vegetazione è molto fitta, il tratto che passa per il centro di Bagno di Romagna e San Piero in Bagno è sicuramente più aperto.
È accessibile anche per chi è alle prime armi e ci sono tanti punti dove la riva si allarga ed è più facile pescare.
Occhio ai regolamenti!
Nella zona C è consentito pescare durante tutto l’anno, nella D invece dall’ultima domenica di marzo alla prima di ottobre.
Oltre alla licenza di pesca serve il tesserino segnacatture della Regione Emilia Romagna, rilasciato gratuitamente dalla provincia di Forlì-Cesena, oppure dai comuni montani. A San Piero in Bagno lo possiamo fare anche al comando dei vigili urbani in Via C. Battisti 25 (tel. 0543 90.31.45).
Ricordiamoci che oltre alla licenza di pesca dobbiamo presentare anche il codice fiscale. Le tecniche di pesca consentite sono lo spinning e la mosca con l’obbligo di utilizzare esche artificiali con amo singolo e senza ardiglione.
Infine, il regolamento no-kill impone il rilascio obbligatorio e immediato di tutte le prede.
Partiamo dalla zona D
Percorrendo la vecchia statale che costeggia il Savio, si possono trovare alcuni punti di accesso al fiume in corrispondenza di piazzali, dove possiamo parcheggiare l’auto.
Il fiume scorre scorre per buona parte in un suggestivo letto di granito e roccia, liscio e frastagliato con fondo ricoperto di ghiaia fine, ciottoli e massi.
Le briglie si alternano a lunghe piane e in alcuni punti ci sono delle grosse buche con pareti di roccia che s’inabissano e formano insenature sommerse che regalano riparo alle trote. Pescare in questi spot non è facile perché dobbiamo arrivare con l’esca a tiro del pesce che se ne sta rintanato in profondità.
Sono necessari lanci molto precisi pur rimanendo lontani dall’acqua per non farci vedere dai pesci. Inoltre, c’è una vegetazione molto fitta che arriva fino sull’acqua e lo spazio a disposizione è davvero poco. In questo caso l’unica soluzione per lanciare correttamente l’esca in acqua è il lancio a balestra.
Lungo le piane, invece, gli spot migliori da sondare sono quelli vicino ai grossi massi che “rompono” il corso del fiume e le trote trovano sempre un piccolo spazio dove sono protette dal corso principale della corrente.
Zona C: qui si pesca sempre!
Qui la portata del Savio è più sostenuta grazie anche alla maggiore profondità e alla larghezza dell’alveo.
In questo tratto la pesca è consentita durante tutto l’anno, ma sicuramente in pieno inverno l’attività dei Salmonidi è decisamente più scarsa e la pesca con gli artificiali non rende gli stessi risultati come dalla primavera all’autunno.
Nella zona C troviamo parecchi salti d’acqua come le briglie che si alternano a lunghe piane dove l’acqua scorre via in modo più uniforme rispetto alla zona D.
Ci sono anche buche e avvallamenti dove le trote più piccole escono veloci a “toccare” l’artificiale di passaggio. Rispetto al tratto di prima l’ambiente è meno selvaggio perché il Savio scorre in mezzo alle abitazioni.
Tra la curiosità dei passanti e il “rumore” del paese si hanno comunque ottime probabilità di fare belle catture.
Infatti, grazie al no-kill e alle semine mirate fatte dagli enti preposti le trote non mancano mai. I punti d’accesso si sprecano e possiamo scegliere il tratto da percorrere direttamente dalla strada che resta sopraelevata rispetto al corso del fiume.
La trota “fario stellata”
La volontà di come l’amministrazione provinciale punti a valorizzare la pesca sportiva nel proprio territorio, lo dimostra anche come viene selezionato il ceppo delle trote rilasciate durante le semine, sia che si tratti di avannotti sia di esemplari adulti.
La scelta dei capi è molto ferrea, i responsabili si affidano ad allevatori certificati con pesci di estrema qualità.
Oltre alla classica fario atlantica possiamo trovare la meravigliosa “fario stellata”.
Non si tratta di una nuova sottospecie, ma è frutto di una selezione genetica per ottenere esemplari dalla livrea composta da grosse macchie rosso-arancio irregolari, presenti anche nelle pinne caudali, anale, dorsale e sulla piccola pinna adiposa. Il risultato è un pesce dai colori vivacissimi, combattivo e tenace nella difesa, ma anche molto furbo e astuto.
La soddisfazione che si prova dopo la cattura di questa trota è davvero appagante, soprattutto quando l’occhio si posa su quei colori accesi che la rendono una trota unica e meritevole di essere restituita al proprio ambiente.
Artificiali e armature giuste
Minnow e rotanti si adattano molto bene alle condizioni del Savio, sia per la grande diversità degli spot sia per i repentini cambi di profondità del fondale e dei frussi di corrente.
L’ondulante lo possiamo legare a fine lenza solo quando sondiamo con lenti saliscendi le buche più profonde. Siamo costretti a sostituire l’ancoretta con l’amo singolo senza l’ardiglione (oppure a schiacciarlo) e ogni volta che facciamo questa operazione è importante scegliere la nuova armatura in funzione della dimensione dell’esca, rispettando le giuste proporzioni.
Quando peschiamo con l’amo singolo, però, le possibilità di andare a segno sono ridotte. Di conseguenza la ferrata va ragionata: mai eccessivamente rapida ma nemmeno lenta, e non fidiamoci di assestare la stoccata semplicemente facendo riferimento alla più “spettacolare” intuizione visiva.
Molte volte pescare a vista inganna!
Affidiamoci alla sensazione che ci trasmette la trattenuta del pesce sulla canna e sicuramente avremo qualche chance in più. Per mantenere l’artificiale costantemente in pesca vicino al fondo, dove stazionano le trote, dobbiamo scegliere dei rotanti con un buon peso specifico, ma senza esagerare con le dimensioni. Vanno benissimo modelli del 2-3 con pesi variabili tra 4,5 e 12 grammi, ovviamente scelti in base alle caratteristiche dello spot. Da questo punto di vista sono ottimi i Martin, mentre per le zone meno profonde rendono alla grande i Mepps che dobbiamo scegliere con paletta allungata se peschiamo in punti con forte corrente. I minnow devono essere affondati con misure comprese tra i 4 e gli 8 centimetri. Partiamo con i colori naturali a base oro o argento, ma proviamo anche tinte più sgargianti come il giallo e il rosso.
Tentiamo sotto briglie e cascate
Le poche zone d’ombra e il livello dell’acqua che per parecchi mesi all’anno è relativamente basso, spingono le trote a concentrarsi in particolar modo sotto le briglie o nelle buche più profonde dove le cascate assicurano una buona ossigenazione. Sono spot da sondare con la massima cura, usando esche ben zavorrate da far lavorare sul fondo.
Il lancio sempre da valle verso monte o lateralmente al flusso d’acqua, ma assicuriamoci che l’esca inizi a lavorare appena entra in acqua. Se le trote sono in caccia si dispongono ai margini della buca, ma se sentono il rumore dei nostri passi si spostano in profondità e le cose si fanno più difficili. Poi, oltre ai Salmonidi, ci sono parecchi cavedani che specialmente in estate entrano in forte competizione alimentare con le trote.
Pesca a spinning sul Savio: attrezzatura essenziale
La canna deve essere ben bilanciata e lunga da 2 a 2,30 metri. Meglio se ad azione progressiva e provvista di una buona rapidità. Il mulinello dovrà essere anch’esso leggero e con un buon rapporto di recupero, oppure con un diametro della bobina generoso che permette di recuperare una discreta metratura di lenza ad ogni giro di manovella. Una particolare attenzione va rivolta al filo.
Nel Savio la nostra nemica per eccellenza è la roccia di granito che è in grado di seghare qualsiasi filo.
Per ovviare a questo inconveniente dobbiamo scegliere un nylon non troppo sottile (0,21-0,22) e con una spiccata resistenza all’abrasione. Inoltre, ricordiamoci di controllare di tanto in tanto l’integrità del filo, soprattutto nella parte teminale.
Vista la scarsa profondità e la grande trasparenza dell’acqua, è importantissimo fare molta attenzione a non fare rumore e a renderci “invisibili” agli occhi delle trote.
Dobbiamo muoverci con cautela e nasconderci dietro gli ostacoli naturali come i grossi massi che spuntano sparsi lungo l’alveo del fiume.
Sono indispensabili gli stivali a coscia o meglio ancora i wader.
Quando ci spostiamo a gambe in acqua i movimenti devono essere sempre lenti cercano di muovere pochissima acqua e fermandoci subito appena avvistiamo la sagoma di una trota. Senza sbracciare troppo lanciamo l’esca e se siamo stati bravi l’attacco è assicurato!