Pescare dalla spiaggia in estate con canne e mulinelli da surfcasting e beach ledgering

3 modi di pescare per ricercare grandi pesci pregiati o per divertirsi con altre catture e pescare dalla spiaggia in estate con canne e mulinelli da surfcasting e beach ledgering

Per come viene spesso considerato il surfcasting, non è che l’estate sia proprio la stagione favorita. L’alta pressione spesso la fa da padrona, quindi bisogna dimenticarsi le onde e le scadute (per la maggior parte dei mesi, salvo rare eccezioni); poi c’è da considerare il fatto che le ore a disposizione sono meno, viste le ordinanze balneari, e relegate al periodo notturno. Eppure tanto è sufficiente per poter scendere in spiaggia con fondate speranze di passare piacevoli ore ed avere l’opportunità di fare buone catture. La scelta, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, è in realtà davvero ampia e gli obiettivi e le velleità possono essere differenti. C’è chi pratica l’agonismo e allora potrà sfruttare l’abbondanza di pesci di mezz’acqua per fare del buon allenamento, dedicandosi anche al fondo però, magari spalla a spalla con chi invece calpesta la sabbia per unico puro diletto alla ricerca di ore tranquille e qualcosa di buono da mettere nel forno, poi ci sono coloro che cercano emozioni forti, alla ricerca della più spettacolare tra le prede che circolano sottocosta con l’acqua calda, il pesce serra.

Queste tre grandi tipologie, più che altro filosofie di pesca, necessitano ovviamente di sistemi pescanti dedicati e di strategie opportunamente calibrate.

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Pescare dalla spiaggia ai pesci di mezz’acqua

La pesca alle prede di mezz’acqua e di superficie è, probabilmente, la massima espressione dello shore angling agonistico. Le doti richieste per efficaci battute mirate a queste specie sono una forte sensibilità di pesca, tanta tecnica e rapidità d’esecuzione, perché nella maggior parte dei casi si tratta di pesci che si muovono in branco. Chiameremo per comodità queste specie “pesci di galla”, ad indicare la loro caratteristica di cercare cibo non a stretto contatto col fondo, ma in strati d’acqua staccati da esso. Per lo più si nutrono di plancton, ossia piccoli invertebrati o larve di pesce che si muovono in corrente, o meglio da essa si fanno trasportare. E noi dovremo far sì che, per qualche volta, cambino mire, andando a rivolgere le attenzioni verso le esche che saranno presentate fluttuanti nell’acqua grazie all’uso di flotterini o pop up. I pesci che sottocosta hanno queste abitudini sono tanti, tra di loro citeremo i più comuni e maggiormente diffusi durante il periodo caldo. Una specie onnipresente è il sugarello che, nel suo microcosmo, è uno spietato predatore; caccia in branchi più o meno numerosi e impostando correttamente la pescata le catture multiple non mancano. Poi c’è l’occhiata, che in alcune zone d’Italia raggiunge taglie interessanti, le catture più abbondanti si fanno generalmente quando c’è un po’ (non troppa) onda. L’elenco sarebbe, come dicevamo, lungo, ma in questa trattazione aggiungerei ancora due emblematiche specie, importanti per l’agonismo ma divertenti un po’ per tutti, due specie che, a differenza delle prime citate, hanno abitudini soprattutto diurne: aguglia e leccia stella. Le ottimali condizioni di visibilità durante le quali spesso questi pesci vengono insidiati impongono l’impiego di una tecnica sopraffina. Giorno e acqua calma lasciano poco spazio all’attrezzatura pesante, considerando anche il fatto che i branchi si spostano raramente lontano da riva.

Pescare-spiaggia-estate-canne-mulinelli-surfcasting-beach-ledgeringÈ quindi il caso di utilizzare canne da pesca a beach legering Surfitaly, meglio se piuttosto lunghe, dai 4,5 metri in su, per via del fatto che può capitare di dover utilizzare travi anche molto lunghi, in particolar modo per l’aguglia, poi mulinello di piccole dimensioni, caricato con 0,22 diretto, che permette di lanciare zavorre fino a circa 60 grammi in tranquillità. Braccioli molto sottili, ami piccoli e galleggiantini condiranno il sistema. Solo in certe occasioni le lecce stella più belle possono transitare lontano da riva e allora si salirà con tutti i reparti dell’attrezzatura. Per quanto riguarda le specie notturne, proprio questa loro attitudine ci permette di non essere così “estremisti”, e canne, mulinelli, lenze e minuterie possono salire un po’ di dimensioni, tenendo presente che talvolta la ricerca andrà fatta non proprio nell’immediato sottoriva. Una cosa che nella pesca a galla riveste sempre una fondamentale importanza riguarda la reale galleggiabilità dell’esca. La si ottiene con un buon bilanciamento tra elemento galleggiante (zatterino o pop up) ed esca; per lo più quest’ultima è costituita da coda di coreano o pezzetto di arenicola.

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Pesca a fondo a surfcasting per pescare mormore e orate

Se piuttosto che la frenetica attività di pesci piuttosto piccoli e la tecnica sopraffina si predilige un surf più tranquillo e leggermente più grossolano ma che permette l’incontro con prede di maggiore sostanza, è il caso di dedicarsi ad una più tradizionale pesca a fondo. In questa stagione le mareggiate sono molto rare, ma non c’è da farne un dramma, infatti mormore ed orate, le due principali prede che in questi mesi condiranno questa tecnica, prediligono acqua meno turbolenta e sono ben disposte al pascolo anche e forse soprattutto quando il fondale non è smosso. Dicevamo prede meno numerose ma più consistenti rispetto a quelle viste per la pesca di galla. Una sottotecnica del surf estivo a fondo è rivolta a pesci, per così dire, “da porzione”, mormore e orate medio-piccole che si attestano su taglie comprese tra i 2-3 etti e il chilogrammo. La loro ricerca è rilassante, senza estremismi. Non c’è un trave preferito, in base alle proprie abitudini si può scegliere di adoperare una paratura ad uno, due o tre braccioli, lunghi intorno al metro, di diametro compreso tra lo 0,18 e lo 0,22 e con ami del numero 10 o 8. Sono convinto che in questa tecnica, piuttosto che la montatura, rivestano una particolare importanza altri elementi, due su tutti: l’individuazione della fascia di pascolo prediletta ed una buona valutazione dei tempi di permanenza dell’esca in acqua. Soffermandoci soprattutto sulla seconda, c’è da considerare che, a meno di presenza davvero massiccia di pesce in zona, raramente noi butteremo la nostra esca “in testa” alle prede, ma piuttosto in una zona dove sarà probabile incontrarle, poi spetterà alle esche richiamarle con il loro odore e il rilascio lento e inesorabile di liquidi sapidi. I tempi di attesa in genere vanno dai 10 minuti (quando il pesce è in buona attività e/o c’è presenza di pescetti rovina-esca o peggio granchi) fino ad una ventina di minuti, nei casi in cui le catture latitano. Come esca, proprio per il suo forte odore, al quale i grufolatori mediterranei sono ben abituati, la regina è indubbiamente l’arenicola, c’è poco da discutere, tutto il resto ha una resa decisamente inferiore. Le fuoriserie della pesca a fondo estiva sono senza dubbio le orate di taglia, grosse femmine che si spostano in genere ben lontane da riva. Qui un elemento fondamentale è la capacità di lancio… e non è da escludere l’utilizzo di ripartite e rotanti, anche perché ad oltre cento metri da riva spesso bisognerà lanciare esche selettive, come bocconi di verme di Rimini o bibi. Qui le attese possono assestarsi anche su tempi ben più lunghi di quelli di cui si è parlato prima. Le montature sono quasi sempre mono-amo, proprio per favorire la gittata, si può spaziare da long arm fissi a short rovesciati, soluzione quest’ultima che favorisce l’impiego, qualora sia necessario, di bait clip, che aiuta a non far svolazzare il grosso innesco durante il volo, fattore che causerebbe grande attrito ed enorme perdita di metri di lancio. Bracciolo e amo qua vanno irrobustiti, adoperando finali non più sottili dello 0,25 e ami di misura 4 o 2, in base alle dimensioni dei bocconi che andremo a confezionare. Vista la devastante dentatura e la forza che sono in grado di imprimere le mascelle di questi sparidi selezionati per triturare, è impensabile utilizzare ami di foggia differente dal beack. La cattura delle orate di taglia è sempre un’emozione molto forte, fatta di potenti testate, colpi di coda imponenti e dall’esito sempre incerto, soprattutto quando il pescione si avvicina al gradino senza aver ancora esaurito le proprie energie: serve una buona capacità per avere ragione su “trattori” di qualche chilo!

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Pesca a surf casting al pesce serra

Finiamo la carrellata di possibilità che ci vengono date dalla pesca dalla spiaggia estiva con quella che probabilmente è la più nuova tra le realtà: la pesca al pesce serra, un predatore di dimensioni relativamente grandi, che sviluppa, spesso in branco, le sue battute di caccia in vari ambienti, tra cui anche le vicinanze della riva. Dicevamo pesca nuova, anche se ormai potremmo dire che la tecnica di cattura è consolidata. La specie è termofila, ossia predilige le acque tiepide e calde, e ormai da un decennio si è stabilmente diffusa un po’ in tutto il Mediterraneo, un decennio che ha portato a sviluppare le metodologie di pesca più efficaci. Tanto la taglia quanto le caratteristiche morfologiche e di comportamento del serra fanno sì che ogni componente dell’attrezzatura vada calibrata a dovere. Canne e mulinelli devono essere robusti, considerando che in molte delle nostre spiagge girano esemplari di diversi chili e si tratta peraltro di una specie che una volta allamata oppone una certa resistenza, sotto forma di rapide (anche se non inesorabili) fughe e salti fuori dall’acqua. Avremo l’accortezza di caricare il mulinello con lenza diretta piuttosto spessa, almeno dello 0,35. Come montature se ne possono usare diverse, dal long arm scorrevole ad un bracciolo fisso attaccato alto su di un trave, l’importante che il finale non sia troppo corto, perché un certo svolazzo aiuta a presentare meglio l’innesco ed induce più facilmente il pesce all’abboccata e all’allamata. Il bracciolo da serra merita veramente di soffermarsi un po’ di più del solito. Ormai è conoscenza comune, ma è sempre bene ricordarlo, la dentatura di questa specie è in grado di recidere ogni nylon o fluorocarbon di qualunque diametro esso sia. Non si può davvero pensare di non usare il rinforzo di cavetto d’acciaio. Per me la soluzione più pratica è data da quello termosaldante, che si “lega” in modo molto semplice e funzionale. Da una parte la connessione con l’amo, dall’altra una piccola asola, da usare come cruna cui inserire e legare la lenza del finale (di diametro intorno allo 0,40). Gli ami, consiglierei sempre beack, vanno proporzionati all’innesco sia in termini di dimensioni che di numero: da un amo del 2/0 in caso di piccola esca a due ami del 5/0 se il trancio è bello grosso, considerando il fatto che sulla taglia degli uncini in questo caso è meglio abbondare che lesinare. Come esca trancio di pesce, che sia cefalo, spigola, o anche orata o mormora, con all’interno una “stecchetta” di polistirolo e tenuto saldo da giri di filo elastico.


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